Recensione di "Tornare a casa" di Tom Lamont


Buongiorno! Oggi vi parlo di un libro in cui assistiamo alla costruzione di una famiglia inaspettata che nasce da un’amicizia e da un aiuto reciproco, e provvede a cambiare radicalmente la vita di tre persone. Mi riferisco a Tornare a casa di Tom Lamont.

Genere: narrativa contemporanea

Anno di pubblicazione: 2025

Editore: NNEditore

Téodor Erskine ha trent’anni, un lavoro stabile, ed è convinto di aver tagliato i ponti con Enfield, il sobborgo di Londra dove è cresciuto, e con suo padre Victor. Tuttavia, le condizioni del padre, malato e bisognoso di aiuto, lo costringono a tornare nel suo quartiere natale. Come se non bastasse, dopo una festa con gli amici d’infanzia, Lia Woods, una sua cara amica, si toglie la vita, lasciando solo il figlio di due anni, Joel. Gli assistenti sociali nominano Téo tutore legale del bambino, almeno fino a quando non riescono a rintracciare il padre naturale. Il giovane uomo non può sottrarsi a tale incarico, e così sperimenta cosa significa fare il papà tra divertimenti, cure, responsabilità, discussioni, tensioni, difficoltà e momenti di condivisione. La presenza del piccolo contribuisce a rallegrare particolarmente Vic, il quale si affeziona parecchio a Joel, per lui è il nipote che non ha mai avuto.

Nell’accudimento di Joel, Téo decide di coinvolgere anche Sibyl, la rabbina del quartiere, una donna leale che ha molto a cuore la sua comunità di fedeli, e il suo amico Ben, un uomo che, all’apparenza, non sarebbe mai in grado di occuparsi di un bambino, poiché ha uno stile di vita alquanto libertino e dominato dallo svago.

L’equilibrio e la serenità che si creano vengono presto messi a dura prova da rancori e segreti nascosti nel passato, rendendo incerto il futuro della nuova famiglia e della vita di Joel.

Ero alquanto curioso di leggere questo romanzo, mi sembrava una storia dolce, di quelle che coccolano e restano nel cuore. La mia intuizione non era proprio azzeccata, però sono rimasto contento: la storia è avvincente, intimo e complesso, induce a riflettere sulle complessità della crescita, mette in discussione e ridefinisce le relazioni familiari. In aggiunta a ciò, smonta il concetto tradizionale di famiglia, mostrando che tale nucleo non dipende esclusivamente dai legami di sangue; anzi, quelli sono abbastanza irrilevanti. Una famiglia è il luogo in cui si è una squadra, in cui sono garantiti principi, valori, unione, affetto e protezione, a prescindere dai componenti e dal grado di parentela.

L’autore è stato abile nella rappresentazione di una famiglia improvvisata, che è il risultato di molteplici eventi casuali. Ho apprezzato molto come, nel corso del tempo, si costruiscono le relazioni, e il modo in cui il bambino si adatta progressivamente alla nuova situazione ed è felice. Osserviamo che Joel si lega a Téo, a Victor e a Ben, e stabilisce un rapporto diverso con ognuno dei tre uomini.

Nonostante la narrazione sia in terza persona, si riesce facilmente a entrare in empatia con i personaggi, a percepire appieno i loro sentimenti, e ciò è facilitato specialmente dai momenti di introspezione che si alternano ai dialoghi.




 

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