Recensione di "La bottega del tempo ritrovato" di Toshikazu Kawaguchi
Buongiorno! Il libro di cui vi parlo oggi è l'ultimo di una saga ambientata in Giappone, a Jinbōchō, che ci trasporta in una caffetteria insolita dove è possibile viaggiare nel tempo. Mi riferisco a La bottega del tempo ritrovato di Toshikazu Kawaguchi (3 aprile 1971, Osaka, Giappone).
Genere: Narrativa
Anno di pubblicazione: 2025
Editore: Garzanti
L'autore ci delizia con quattro racconti in cui i protagonisti si recano nella famosa caffetteria allo scopo di risolvere un conto in sospeso e/o liberarsi da un rimpianto e, nel momento in cui si siedono su una sedia specifica e gli viene servito il caffè, tornano nel periodo scelto e possono rimanerci fino a quando il caffè è caldo. Tuttavia, non hanno la possibilità di cambiare il presente.
Nel primo racconto vediamo una giovane donna, Tōgō Azami, che non è mai riuscita a dimostrare amore verso Yumiko, la sua matrigna, e l'ha sempre trattata male. E purtroppo Yumiko è morta prima che Azami potesse dirle quanto fosse importante per lei.
Nel secondo episodio, un uomo di nome Okishima Tomokazu ha bisogno di risolvere un malinteso con Kanna, una compagna di scuola di cui era innamorato, la quale, dopo aver avuto un incidente che le aveva provocato una perdita della memoria, si era trasferita.
Nella terza storia incontriamo Kabe Rikako, una donna fidanzata con Hanada Gaku, un uomo dal carattere passivo che le ha fatto la proposta di matrimonio. Lei non ha ancora accettato, dal momento che le è stato diagnosticato un tumore (di cui il compagno non sa nulla), e desidera andare nel futuro per scoprire se sarà ancora viva. In tal caso accetterà di sposare Gaku.
Nell'ultima vicenda, il protagonista è un adolescente, Suga Tsuguo, che poco dopo la nascita è stato abbandonato dalla madre e ha vissuto solo col padre. Da qualche mese il papà è venuto a mancare, Tsuguo sente molta nostalgia verso di lui e vorrebbe incontrarlo di nuovo.
Di Kawaguchi avevo già letto Quando il caffè è pronto, che avevo notevolmente apprezzato e mi aveva commosso.
Devo ammettere che quest'altro romanzo non mi ha coinvolto allo stesso modo, mi aspettavo qualcosa di più e non ho avvertito il vortice di emozioni intense che mi aveva regalato il primo precedente. Malgrado ciò, l'ho trovato avvincente e scorrevole, e posso classificarlo come un libro coccola.
Anche questa volta l'autore ha raffigurato la caffetteria come un luogo che sembra quasi fuori dal tempo, situato in un’altra dimensione, un locale dove regna un'atmosfera tranquilla, dove ogni cliente può fermarsi a riflettere e a godersi un po’ di pace, lontano dalla città.
Ho gradito l'inserimento di due personaggi che compaiono in tutti e quattro i racconti, ovvero Shintani Koku e Yokita Kazu, i quali hanno frequentato la stessa Accademia di Belle Arti e sono diventati rispettivamente un fotografo e una pittrice. Essi creano opere che hanno un aspetto in comune, ovvero l'assenza di esseri umani. Lui cattura paesaggi in cui sono presenti rovine, poiché nutre un particolare interesse per le tracce lasciate dalle persone. Lei, invece, ritrae paesaggi urbani in cui, nonostante non ci siano persone, trasudano vita.
Koku è innamorato di Kazu e vorrebbe sposarla, ma lei non prova interesse nei confronti dell'amore. Chissà se un giorno cambierà idea.
Commenti
Posta un commento