Recensione di "La montagna nel lago" di Jacopo De Michelis
Genere: thriller/mystery
Anno di pubblicazione: 2024
Editore: Giunti
Siamo nell’estate del 1992. Pietro Rota è un giovane uomo che vive a Milano, lavora come giornalista presso una rivista di basso prestigio, e ha il vizio della cocaina. La sua vita subisce un certo cambiamento quando il padre, Nevio, lo invita a tornare a Montisola, dove è avvenuto l’omicidio di Emilio Ercoli, imprenditore e uomo più ricco dell’Isola, considerato un benefattore da vari abitanti. Egli non è stato semplicemente ucciso, bensì ha subito torture inumane ed è stato marchiato con una grossa X. Nevio è sospettato di tale crimine e vuole che il figlio provveda a farlo scagionare.
Così Pietro, dopo dodici anni, rimette piede nella sua terra d’origine, dove rincontra i suoi due amici d'infanzia, Betta e Cristian. Quest’ultimo è diventato un vigile urbano, e ha il compito di coadiuvare la polizia nelle indagini.
Cristian e Pietro riconquistano la loro amicizia e decidono di collaborare avventurandosi in un’indagine complessa, al fine di scovare prove e indizi sul vero colpevole del brutale delitto. Svolgono ricerche, interrogano testimoni, parenti, amici e conoscenti della vittima, e altre persone, scoprendo che, in realtà, Emilio era una persona perfida e spregevole. Tra minacce da parte di qualcuno che vuole impedire l’indagine, e segreti oscuri nascosti nel passato, i due amici ricostruiscono la storia pezzo per pezzo, portando alla luce una serie di fatti che risalgono agli anni Quaranta, avvenuti presso l’hotel Riviera (ormai chiuso), e fanno supporre che l’uomo avesse dei rapporti col nazifascismo. In aggiunta a ciò, rivelano un potenziale collegamento tra la sua morte e quella di una giovane cameriera del vecchio hotel.
Nel frattempo, Pietro si trova sull’orlo di un baratro tra la crisi di astinenza, il rischio di perdere il lavoro, un debito con un usuraio spietato e il risveglio dell’attrazione verso Betta, che ora è sposata con Cristian. Ad un certo punto Pietro vede l’indagine come l’unica cosa che dà un senso alla sua vita, ed è determinato a trovare il tassello mancante.
Il romanzo è un bel mattone di più di 500 pagine, ma è scritto con uno stile talmente semplice e scorrevole che a malapena mi sono reso conto della sua lunghezza. L’autore ha creato una storia notevolmente intrigante, intrisa di nostalgia, tristezza, rabbia e dolore, colma di salti temporali che permettono al lettore di conoscere i numerosi avvenimenti passati, oscurati dalle nebbie del tempo, che vengono riesumati pagina dopo pagina.
Ci troviamo di fronte a un’indagine che si potrebbe paragonare a un labirinto ricco di vicoli ciechi e strade ignote, o a un rompicapo in cui si fatica a trovare pezzi che combaciano. È eccezionale la raffigurazione dei vari luoghi, della natura incontaminata che predomina sull’isola, della vita tranquilla e monotona tipica dei piccoli paesi. Montisola dà l’impressione di un posto solitario, che gli indigeni difficilmente abbandonano, dove le persone che arrivano sono soprattutto turisti.
Devo riconoscere che l’autore, grazie ai tanti indizi distribuiti nella vicenda, riesce a incrementare la curiosità del lettore, a farlo sentire sempre più coinvolto e a indurlo a formulare ipotesi.
Passando ai personaggi, sono tutti ben caratterizzati e ognuno risalta a modo suo. Pietro, Cristian e Betta sono un trio di amici che nel periodo dell’infanzia e dell’adolescenza erano molto affiatati; si sono persi di vista quando Pietro, deciso a inseguire i propri sogni, si è trasferito, mentre gli altri due sono rimasti legati alla terra natìa. Oltre a loro, conosciamo Ares, un altro vecchio amico, che è il proprietario del Bar del Porto. I quattro hanno un aspetto in comune, ovvero il destino è stato crudele e ha impedito la realizzazione dei loro obiettivi professionali: Pietro vorrebbe scrivere per un giornale nazionale, ma deve accontentarsi di lavorare per una rivista squallida, Cristian desidera entrare in polizia, ma ha poche possibilità, Betta non ha potuto proseguire gli studi per aiutare la madre, e Ares ha cercato di esordire come rockstar al di fuori di Montisola, ma è stato costretto a tornare lì e optare per un piano B.
Nevio è un uomo burbero e scontroso che fa il pescatore nel lago d’Iseo; per lui la pesca è tutta la sua vita, avrebbe gradito che il figlio seguisse le sue orme, e per tale ragione gli rinfaccia di essersene andato. Il loro rapporto è freddo, del tutto privo di dolcezza e serenità.
Per quanto concerne Emilio Ercoli, è l’immagine della pura malvagità; sono rimasto scombussolato mentre venivo a conoscenza delle azioni orribili che ha commesso negli anni. È un tiranno che odia le donne, vuole umiliarle e possederle.
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